
SEPARAZIONE CARRIERE – MAGNI (AVS): “PIEGA IL SISTEMA GIUDIZIARIO AGLI INTERESSI DI CHI COMANDA”

“La telenovela della destra sul terzo mandato si è chiusa con la bocciatura della proposta della Lega. Le opposizioni unite hanno votato contro mentre la maggioranza si è spaccata, a dimostrazione di come la vicenda del terzo mandato fosse una questione divisiva e complessa più per la coalizione di destra che per l’opposizione. Per i prossimi mesi, almeno fino alle prossime regionali, non sentiremo più parlare di terzo mandato per i presidenti di regione. Ora non dobbiamo perdere altro tempo, occorre da subito aprire un tavolo di confronto, a partire da Pd-AVS-M5S, sulla prossima scadenza elettorale regionale. L’alternativa al governo Meloni si costruisce a partire da una proposta per i territori.”
Lo afferma il capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto di palazzo Madama.
“La riforma sulla separazione delle carriere è pericolosa. Da domani il pubblico ministero non cercherà più elementi di verità, ma solo quelli di colpevolezza. Il combinato disposto con il premierato poi, che concentra tutti i poteri nelle mani del governo e indebolisce il parlamento, sbilancia l’equilibrio dei poteri sancito dalla carta costituzionale nata dalla lotta partigiana e antifascista. Separazione e premierato intervengono a gamba tesa sul potere legislativo, un disegno chiaro e preciso con cui la destra sta tentando di smontare l’Italia uscita dalla seconda guerra mondiale. La destra non si azzardi a presentare la separazione delle carriere come ‘garantista’, perché di garantista non ha proprio nulla. Anzi, è profondamente classista e giustizialista. Come al solito la destra è forte con i deboli e debole con quelli più forti. Con la separazione delle carriere chi avrà le possibilità economiche si rivolgerà ai migliori studi di avvocati per garantirsi una difesa adeguata, e chi ha di meno no. La destra si accanisce sempre sui più deboli.”
Lo afferma in Aula il capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, presidente del gruppo Misto al Senato.
“Il centro studi di Confindustria vede nero per il futuro italiano, mentre prevede un’alta crescita per l’economia spagnola. Per l’Italia è attesa una frenata del Pil a causa del rallentamento dell’export e degli investimenti dovuta all’incertezza e ai possibili dazi americani, mentre la Spagna cresce molto più dell’Italia. E il motivo è semplice: il governo spagnolo ha subito messo in campo un piano di sostegno alle imprese di 14 miliardi. Ma non solo, le differenze tra Italia e Spagna non sono solo su come affrontare i dazi americani. Il governo spagnolo in questi anni ha messo in campo provvedimenti importanti come la riforma del lavoro, l’aumento dei salari minimi, le misure a protezione dei rider, le norme a tutela delle donne (sul lavoro e fuori dal lavoro). In Spagna, il governo progressista, grazie all’impegno della ministra del lavoro Yolanda Díaz, lavora per rimettere al centro il lavoratore, eliminando la precarietà e promuovendo il lavoro stabile, riducendo l’orario di lavoro a parità di salario, impedendo i subappalti a cascata che creano lavoro povero e mal retribuito. Tutto il contrario di quello che sta facendo la Meloni che boccia il salario minimo, non blocca la pratica dei subappalti e non tocca la precarietà lavorativa. In Italia precarietà, salari da fame, diseguaglianze, morti sul lavoro, fuga dei giovani sono la norma. La Meloni faccia come Sanchez.”
Lo afferma il senatore dell’Alleanza Verdi e Sinistra Tino Magni.
“Mentre la destra continua ad invitare all’astensione, noi continuiamo nelle piazze del paese i banchetti e i gazebo per informare gli italiani e le italiane sulle ragioni del Sì ai referendum di giugno perché crediamo in una Repubblica fondata sulla partecipazione, sulla trasparenza e sul diritto di scegliere. Perché siamo contro il silenzio, perché astenersi significa lasciare che decidano altri, significa rinunciare al diritto ad esprimersi. La destra non ha interesse a dare voce ai cittadini, hanno paura che la partecipazione democratica mandi un messaggio chiaro di cambiamento. Hanno paura che gli italiani e le italiane dicano SÌ a più sicurezza nei luoghi di lavoro, più dignità, più tutele e meno precarietà sul lavoro e Sì a una norma di civiltà per dimezzare i tempi per la richiesta della cittadinanza per chi vive, lavora e paga le tasse nel nostro Paese. Non permetteranno al governo Meloni di silenziare la democrazia.”
Lo afferma il capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto al Senato.
“I prossimi referendum sono oscurati dalle televisioni. È giustissimo il richiamo dell’Agcom alle emittenti televisive ed in particolare al servizio pubblico, che ha come mission principale quello di informare i cittadini, affinché garantiscano adeguata copertura informativa sui cinque referendum indetti per i giorni 8 e 9 giugno. Un richiamo che, mi auguro, obblighi la Rai e le altre emittenti private ad offrire ai cittadini una maggiore informazione, imparziale e completa sui quesiti referendari, da qui alla data del voto.”
Lo afferma il capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto di palazzo Madama, componente della commissione di Vigilanza Rai.
“Solo grazie alle tribune referendarie organizzate da Rai Parlamento, in attuazione della delibera della commissione di Vigilanza, i referendum trovano spazio nei palinsesti Rai. Poco o niente nelle trasmissioni di approfondimento e nei Tg Rai. Il peggiore è il Tg1 che ha collezionato lo 0,89 per cento, che equivale, in poco più di trenta giorni rilevati dall’Agcom, ad un minuto al giorno per tutti e cinque i quesiti. E non va meglio, anzi, sulle televisioni private. La Rai, sempre più TeleMeloni, si adegua alla linea dettata dalla destra e da Fratelli d’Italia di boicottare i referendum invitando al non voto. Peccato che il servizio pubblico è pagato con i soldi dei cittadini e questi hanno diritto ad avere garantita un’informazione completa, imparziale e corretta sui quesiti referendari.”
“Abbiamo votato contro il calendario del Senato perché è l’ennesima prova di un’arroganza intollerabile da parte della maggioranza e del governo Meloni che preferisce il silenzio su quanto avviene in Medio Oriente. È inaccettabile che il ministro Tajani continui a sottrarsi al dovere di informare il Parlamento sulla tragedia che si sta consumando a Gaza. Da mesi chiediamo che venga a riferire, ma il governo ha scelto la complice linea del silenzio. Ogni giorno vediamo immagini strazianti di civili massacrati, aiuti umanitari bloccati, bambini sotto le macerie, e ora con il piano del criminale Netanyahu si parla persino di deportazione. Di fronte a tutto questo, Tajani annuncia che verrà in Aula tra quindici giorni. Ma tra quindici giorni, quante altre vittime ci saranno? Quante altre violazioni del diritto internazionale dovremo ancora tollerare?”
Lo afferma il senatore dell’Alleanza Verdi e Sinistra Tino Magni, intervenendo in Aula.
“La maggioranza ha deciso di forzare sulla riforma costituzionale della separazione delle carriere ipotizzando di portarla in Aula al Senato senza che i lavori siano conclusi in Commissione, addirittura senza mandato del relatore. È una grave forzatura, che dimostra l’idea autoritaria che la destra ha del potere. Meloni non vuole modifiche, non vuole confronto, vuole imporre una riforma che non va cambiata neanche di una virgola per lisciare il pelo a Forza Italia. Così si calpesta il Parlamento e si mortifica il ruolo dei parlamentari. Mentre si accelerano le riforme della destra a colpi di maggioranza, si blocca la Commissione di Vigilanza Rai, che dovrebbe garantire pluralismo e l’imparzialità dell’informazione pubblica sui prossimi referendum. Il segnale è chiaro: chi governa vuole decidere tutto da solo e senza fastidi da parte dell’opposizione. Avs non accetta l’umiliazione del Parlamento e non accetta che la democrazia venga piegata ai voleri della maggioranza.”
Lo afferma il senatore dell’Alleanza Verdi e Sinistra Tino Magni, intervenendo in Aula.
“I morti sul lavoro aumentano e il governo è immobile. Anche oggi nella Giornata Mondiale per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro piangiamo l’ennesima vittima del lavoro. I dati dei primi due mesi del 2025, 138 morti con un più sedici per cento rispetto ai primi due mesi del 2024, sono la conferma delle politiche sbagliate del governo Meloni. I rischi aumentano con l’aumento dell’età lavorativa, l’abbassamento dei diritti dei lavoratori, con la precarizzazione del mondo del lavoro e la liberalizzazione dei subappalti e su questo la Calderone e il governo hanno peggiorato la situazione. Precarietà e sfruttamento mettono a rischio la sicurezza sui luoghi di lavoro. Contro le politiche sbagliate del governo c’è uno strumento in più: i referendum sul lavoro promossi da sindacati e associazioni.”
Lo afferma il senatore dell’Alleanza Verdi e Sinistra Tino Magni.
“I lavoratori e le lavoratrici con il loro voto potrebbero ripristinare la responsabilità dell’impresa madre nella catena degli appalti per rendere così sempre responsabile il committente sulla sicurezza nei cantieri e negli appalti, che la legge 30 dei primi anni Duemila ha abolito, e contrastare il lavoro precario con l’obbligo per i datori di lavoro di indicare una causale anche per le assunzioni a termine inferiori a 12 mesi. Di fronte all’immobilismo del governo più attento agli interessi dei grandi che dei lavoratori, bisogna rovesciare le misure che hanno aggravato la sicurezza e la precarietà. E il referendum è lo strumento per farlo e rimettere al centro le persone.”
“Apprendo dall’Ansa che il capo dell’Fbi si è vantato con un post di aver arrestato una giudice, rea di aver non rispettato la politica sull’immigrazione governativa americana ostacolando l’arresto di un irregolare. Insomma, la giudice ha ritenuto che non ci fossero i presupposti per fermare l’immigrato irregolare e per questo è stata arrestata. Proprio in questi giorni la premier Meloni si dichiara totalmente d’accordo con l’ideologia e la politica migratoria di Trump. La domanda quindi che sorge spontanea è questa: quanto tempo passerà per vedere un analogo post da parte di Salvini, per esempio? Nel frattempo, il capo dell’Fbi ha cancellato il post.”
Lo afferma sui social la senatrice dell’Alleanza Verdi e Sinistra Ilaria Cucchi.