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INFLAZIONE – MAGNI (AVS): “L’INFLAZIONE CRESCE E IL FATTURATO DELL’INDUSTRIA DIMINUISCE. A PAGARE SONO SEMPRE GLI ITALIANI”

 

“L’inflazione torna a crescere e diminuisce il fatturato dell’industria italiana. E non lo dicono i soliti gufi che tifano contro l’Italia, come rispondono sempre quelli di Fratelli d’Italia, ma l’Istat. Lo dicono i dati reali, che sono pessimi per il governo ma, soprattutto per gli italiani. Nel trimestre scorso, ci dice l’Istat, il fatturato dell’industria e quello dei servizi sono tornati a diminuire su base mensile, sia in valore sia in volume. Non proprio una buona prova per il nostro paese dovuta ad una mancata visione di politica industriale e di sviluppo. Ma, soprattutto un grosso rischio per i lavoratori che rischiano di vivere sulla loro pelle questo calo. Se l’industria non tira, non va meglio agli italiani alle prese con una crescita dell’inflazione, che torna a salire. A luglio i prezzi al consumo per l’intera collettività sono in aumento sia su base mensile che su base annua. Aumenti che si fanno sentire sulle vacanze degli italiani, con i rincari di alberghi e ristoranti. Una mazzata per gli italiani che incide sul potere d’acquisto delle famiglie, mettendo a rischio quelle a basso reddito, che consumeranno di meno. Un’Italia divisa in due tra chi ce la fa e chi non arriva alla fine del mese, aumentando disparità e diseguaglianze nel silenzio del governo e di Giorgia Meloni.”

Lo afferma il senatore dell’Alleanza Verdi e Sinistra Tino Magni, componente della commissione bilancio del Senato.

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INFLAZIONE – MAGNI (AVS): “CRESCE SOLO L’OCCUPAZIONE PRECARIA, IL POTERE D’ACQUISTO È SOTTO L’INFLAZIONE”

“La destra esulta per i dati Istat sull’occupazione a dicembre, peccato che l’aumento non riguarda il lavoro stabile. Ma leggendo bene i dati, gli scenari sono meno ottimistici. Infatti, secondo l’Istat cresce l’occupazione tra gli uomini, i dipendenti a termine, gli autonomi e gli under 34, mentre cala tra donne, dipendenti permanenti e tra chi ha almeno 35 anni. C’è poco da festeggiare, quindi: aumenta la precarietà e ad essere penalizzate sono sempre le donne. Nell’euforia dei festeggiamenti e delle congratulazioni per il lavoro della Meloni, la destra omette di commentare i dati Istat sul potere d’acquisto degli italiani che è cresciuto nella media del 2023 del 3,1% rispetto all’anno precedente, mentre l’inflazione è al 5,7%. Un differenziale in negativo che pesa sui redditi dei lavoratori e delle lavoratrici per circa 600/700 euro all’anno per un salario medio. Una forbice tra salari e inflazione che resta ancora molto alta che colpisce in maniera più forte i poveri, i ceti popolari, i lavoratori poveri, un freno alla ripresa dei consumi e conseguentemente alla crescita del Pil. L’occupazione aumenta, ma è precaria e il potere d’acquisto è ben sotto l’inflazione. Non c’è nulla da festeggiare, anzi.”

Lo afferma il senatore dell’Alleanza Verdi e Sinistra Tino Magni.

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INFLAZIONE – MAGNI (AVS): “È CALATA MA CONTINUA A COLPIRE CHI È PIU’ IN DIFFICOLTA’. IL 2024 SIA L’ANNO DELL’AUMENTO DEI SALARI”

“Gli ultimi dati ci dicono che l’inflazione sta rallentando, e questo è un bene. Ma ci dicono anche che c’è chi ha sofferto di più, lavoratori, poveri e famiglie, e chi meno. E ci dicono anche che l’inflazione continuerà a colpire e a pesare sui redditi e inciderà sui consumi di queste categorie anche nel 2024. I dati ISTAT ci dicono che per far fronte alla povertà serve uno strumento universale come il reddito di base. A questa situazione di difficoltà di milioni di italiani non si può continuare a rispondere con misure spezzettate e temporanee o scaricando sugli enti locali i costi per combattere le diseguaglianze. Servono interventi strutturali in grado da una parte di eliminare la precarietà e dall’altra di aumentare i salari. L’Italia è il Paese con le retribuzioni più basse d’Europa e l’alta inflazione ha ulteriormente indebolito, in questi anni difficili e di crisi, il potere d’acquisto delle buste paga di lavoratrici e lavoratori. Creando un danno a loro e al Paese. Occorre invertire la tendenza. Cosa che il governo Meloni non ha fatto e non sta facendo. Rinnovo dei contratti al netto dell’inflazione, alcune categorie hanno rinnovato sotto, una legge sul salario minimo oltre ad un meccanismo di recupero dell’inflazione sui salari potrebbero essere i primi passi per invertire questa tendenza. Il 2024 deve essere l’anno dell’aumento dei salari.”

Lo afferma il senatore dell’Alleanza Verdi e Sinistra Tino Magni.

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INFLAZIONE – MAGNI (AVS): “UNA TASSA INIQUA CHE COLPISCE DI PIù I POVERI”

“Il potere di acquisto delle famiglie diminuisce sempre di più per l’inflazione sui beni di prima necessità e per gli aumenti di benzina, luce e gas. Andando avanti di questo passo la situazione non potrà che peggiorare. L’inflazione è la tassa più iniqua che c’è perché colpisce in maniera più forte i poveri, i ceti popolari, i lavoratori poveri. Il carrello tricolore proposto dal governo si sta già rivelando un flop. Una misura per tutti, sia per i poveri che per i ricchi, inutile per entrambi ma che rischia di mettere in difficoltà i piccoli esercizi esclusi dal patto anti-inflazione di Meloni e Urso. Se non si inverte subito la rotta delle politiche economiche con interventi strutturali, come il taglio delle accise sui carburanti, la riduzione dell’Iva sul gas ma, soprattutto l’adeguamento di salari e pensioni all’inflazione, presto ci sarà uno tsunami. Un governo incapace di rispondere ai bisogni degli italiani deve andare a casa. Per questo sabato saremo al fianco della Cgil per restituire diritti e dignità al lavoro, per salari e pensioni giuste.”

Lo afferma il senatore dell’Alleanza Verdi e Sinistra Tino Magni.

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INFLAZIONE – MAGNI (AVS): “L’INFLAZIONE AUMENTA, MENTRE GLI STIPENDI SONO FERMI AL PALO”

“I nuovi dati sull’inflazione sono allarmanti. L’aumento dello 0,5% su base mensile e dell’8,3% su base annua certificano un incremento che avrà ripercussioni sulle tasche degli italiani. Il calo dell’inflazione registrato negli ultimi due mesi era un’illusione ottica dovuta al ribasso delle bollette di luce e gas. Aumento dell’inflazione uguale ad aumento dei prezzi mentre i salari dei cittadini restano invece fermi al palo. Il governo Meloni deve intervenire sui prezzi come gli alimentari o il carrello della spesa, che continuano a registrare un’inflazione a due cifre, e sui salari fermi ormai da anni.”

Lo afferma il senatore dell’Alleanza Verdi e Sinistra Tino Magni, componente della commissione Bilancio di Palazzo Madama.

“Il decreto lavoro appena varato dal governo, a fronte di poco più che una mancetta per i redditi più bassi, non affronta la questione della rivalutazione salariale, non aumenta gli stipendi e crea nuove forme di precariato con la liberalizzazione dei contratti a termine e i voucher. L’emergenza aumento prezzi non è affatto superata. Le fasce più deboli pagheranno il costo più alto e i ceti medio-bassi non potranno sostenere a lungo un tale disagio. La riduzione del potere d’acquisto dovuta ad una crescita dei prezzi al consumo costringerà le famiglie ad una riduzione dei consumi. Sarebbe utile che il governo proponesse un decreto anti inflazione con misure concrete per calmierare i listini, a partire dal taglio dell’Iva su alimentari e generi di prima necessità, e che introduca un meccanismo simile a quelli introdotti dal CCNL dei Metalmeccanici che consentono di compensare parzialmente gli effetti dell’inflazione con un aumento proporzionale del salario. Altro che prudenza e pragmatismo, ci vuole coraggio per affrontare i tanti problemi del Paese.”

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