“Per l’ex Ilva il Governo non ha alcun serio progetto, e quello del ministro Urso di far diventare lo stabilimento il più sostenibile d’Europa sembra essere più un sogno nel cassetto, di quelli che non si realizzano mai. Oggi votiamo l’ennesimo decreto sull’Ilva, una toppa su una situazione ingarbugliata, tra amministrazioni straordinarie, estese anche alle controllate, aziende dell’indotto sull’orlo del baratro e lavoratori che vivono, da anni, nella precarietà più assoluta. Amministrazione straordinaria utile oggi a garantire la continuità lavorativa e produttiva, ma non il futuro. Il Governo Meloni rattoppa i danni, rinviando le scelte importanti. L’Ilva ha bisogno di un intervento tempestivo e deciso dello Stato, che è l’unico soggetto in grado di garantire l’occupazione e un piano industriale compatibile con il risanamento ambientale. Le ripercussioni delle scelte aziendali e di politica industriale incidono sulle esistenze di migliaia di persone, di migliaia di lavoratori e lavoratrici, dei loro figli. Connesso a doppio filo al destino di Ilva, c’è il futuro di un territorio intero. Questo decreto è un’altra delusione. Alleanza Verdi e Sinistra vota No.”
Lo afferma il senatore dell’Alleanza Verdi e Sinistra Tino Magni.
“Quello che accade oggi è il risultato di anni di assenza di una politica industriale del Paese. Gli errori vengono da lontano e la scelta di affidare l’acciaieria a Mittal fu sbagliata. Ora è necessario e urgentissimo un nuovo protagonismo pubblico e la nazionalizzazione. Oggi servono con urgenza risorse immediate, un piano industriale e il blocco dei licenziamenti. La volontà di Mittal di non investire era già evidente da tempo, e dopo anni di inerzia ci troviamo in questa drammatica situazione, che impone più che mai una scelta che rispetti tre condizioni imprescindibili: mantenimento dei livelli occupazionali, bonifica ambientale, riconversione sostenibile della produzione. Occorre mettere in sicurezza i lavoratori, gli impianti e il territorio. Ancora una volta prendiamo atto che non esiste una strategia precisa, non esiste un piano. Quando ci sono in gioco le vite di migliaia di persone non si può procedere a tentoni. Sarebbe imperdonabile.”