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MANOVRA – DE CRISTOFARO (AVS): “È CONTRO GLI ITALIANI”

“La manovra del governo Meloni è iniqua, ed è contro gli italiani. Se vuoi andare in pensione anticipatamente, pur avendone i requisiti, vieni penalizzato, peggio della Fornero, il taglio del cuneo fiscale vale solo per un anno, aumenta l’Iva per gli assorbenti e sui prodotti per l’infanzia, niente per combattere l’inflazione e niente per aumentare gli stipendi. Dopo un anno di Governo Meloni, gli italiani  stanno peggio di prima e con una manovra che non risponde alle vere emergenze del Paese le cose, purtroppo, non cambieranno.”

Lo afferma il capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra del Senato Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto di Palazzo Madama.

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CINEMA – DE CRISTOFARO (AVS): “LA CHIAMANO SPENDING REVIEW, MA SONO TAGLI LINEARI E A RIMETTERCI SARANNO I CITTADINI”

“La chiamano spending review, ma in realtà sono tagli e pure lineari. La Meloni presentando la manovra ha dichiarato che tutti i dicasteri devono tagliare il 5% su tutte le spese discrezionali dei loro budget per coprire la manovra. E tutti a dire brava vanno combattuti gli sprechi. Ed allora ecco che il solerte Ministro della Cultura Sangiuliano scrive al ministro Giorgetti per informarlo che si appresta a tagliare ulteriori 100 milioni dal fondo per il Cinema, oltre ai tagli già previsti dal Mef pari a circa 35 milioni, per contribuire alla causa. È la prima volta nella storia della Repubblica che un Ministro è pronto a tagliarsi da solo le risorse del suo Ministero. Una vergogna per un settore strategico che fino a ieri è stato in forte crisi a causa della pandemia. Non oso immaginare cosa taglieranno gli altri Ministri. Di sicuro ci rimetteranno i cittadini.”

Lo afferma il capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto di Palazzo Madama.

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MANOVRA – MAGNI (AVS): “RESTA LA LEGGE FORNERO, E PER LE DONNE SARA’ PIù DIFFICILE ANDARE IN PENSIONE”

“Abolizione di quota 103 sostituita da una più penalizzante quota 104, flessibilità in uscita ridotta al lumicino con l’abolizione dell’Ape sociale e Opzione Donna sostituite da un fondo con criteri più stringenti. Sulle pensioni la manovra economica penalizza le uscite flessibili e le donne. Una vera e propria stretta, e soprattutto una inversione a U per la destra, soprattutto la Lega, che sullo slogan ‘cancellare la Fornero’ ha fatto per anni campagna elettorale. Non solo, rimane la legge ‘Fornero’ che non è più il male assoluto ma viene addirittura elogiata nella Nadef presentata da Giorgetti, sempre della Lega. Il governo poi con il bonus Maroni, che premia i lavoratori in uscita a rimanere al lavoro, punta ad evitare altre uscite anticipate con buona pace di Salvini. La destra al governo si rimangia l’ennesimo cavallo di battaglia utilizzato solo per racimolare qualche voto illudendo gli italiani. Con la Meloni al governo: lavoro e pensioni povere.”

Lo afferma il senatore dell’Alleanza verdi e Sinistra Tino Magni.

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DDL INCENTIVI – MAGNI (AVS): “UN’OCCASIONE MANCATA, SOLO UN’OPERAZIONE DI GREENWASHING”

“Questo provvedimento, collegato alla Manovra, è un’occasione mancata. Un intervento legislativo troppo timido che non favorisce la necessaria transizione dei settori tradizionali verso quelli innovativi, con particolare riferimento al tessuto delle piccole e medie imprese e nell’ottica di una vera riconversione produttiva ambientalmente sostenibile. Per cui, pur condividendo l’intento di evitare duplicazioni nella erogazione degli aiuti e la frammentazione delle misure di sostegno, l’Alleanza Verdi e Sinistra esprime un voto di astensione al ddl delega al Governo per la revisione degli incentivi alle imprese.”

Lo dichiara il senatore dell’Alleanza Verdi e Sinistra, Tino Magni.

“In un settore cruciale come quello energetico, l’obiettivo prioritario dovrebbe essere quello di passare il più rapidamente possibile dalle fonti fossili alle fonti rinnovabili, senza tentennamenti. E gli incentivi alle imprese dovrebbero essere coerenti con questo intento. Un altro elemento di criticità del provvedimento è nella genericità dei princìpi direttivi, che sono carenti nel determinare gli effetti che gli incentivi dovranno conseguire a livello territoriale, con il conseguente rischio di produrre squilibri a svantaggio di talune aree, o ancora sovrapposizione fra stato centrale e enti regionali. Passare alle fonti rinnovabili concorre alla competitività delle imprese, ma anche alla riduzione della dipendenza delle importazioni, e in generale alla sicurezza energetica, e alla tutela dell’ambiente. Eppure in questo provvedimento ci si è accontentati di fare la solita operazione di green washing, che non prevede una vera premialità per le aziende che scelgono la riconversione.”

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